Se percepisci 1.500 € netti al mese, il tuo stipendio non può essere pignorato integralmente. La legge prevede limiti precisi: per i debiti ordinari (banche, finanziarie, privati) la trattenuta massima è di 1/5 dello stipendio, quindi circa 300 € al mese. Per i debiti fiscali con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la soglia scende di regola al 10%, pari a 150 € mensili; per gli alimenti (mantenimento di figli o ex coniuge) il giudice può arrivare fino al 50%.
In presenza di più pignoramenti (banche + Fisco + alimenti) le trattenute possono sommarsi, ma non possono superare il 50% dello stipendio netto. Oltre questa soglia si violano i limiti di legge e il pignoramento può essere contestato.
Chi riceve un atto di pignoramento su una busta paga da 1.500 € può:
1. impugnare il pignoramento per vizi formali o calcoli errati;
2. chiedere al giudice una riduzione della quota pignorata in base alle spese essenziali (affitto, figli, salute);
3. valutare, nei casi più gravi, le procedure di sovraindebitamento ed esdebitazione previste dal Codice della Crisi.
Lo Studio Legale Contessa assiste i lavoratori che subiscono pignoramenti su stipendio e pensione, verificando la legittimità delle trattenute, chiedendo la riduzione delle percentuali e, quando possibile, costruendo percorsi di ristrutturazione o cancellazione dei debiti con Fisco, banche e finanziarie.
